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Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, viene ad oggi considerato uno degli autori italiani più importanti di sempre. Nato in Italia, cresciuto in Francia, si è trasferito successivamente a Roma, nella zona di Rebibbia, fulcro principale del suo universo narrativo, fatto di autoironia e scetticismo, in grado di far piangere e ridere nel giro di poche pagine e capace di raffigurare il disincanto di un’intera generazione.

Zerocalcare: dal G8 di Genova al Medio Oriente, passando per Rebibbia

Michele Rech ha iniziato la sua attività alla fine delle scuole superiori, realizzando con estrema intensità un racconto delle giornate del G8 di Genova del 2001. L’autore si è mosso in più direzioni ed ha realizzato locandine, manifesti e copertine di dischi: un percorso vasto che lo ha portato, nell’ottobre del 2011, a pubblicare il suo primo albo a fumetti La Profezia dell’Armadillo (prima autoprodotto con l’aiuto di Makkox, successivamente ristampato da BAO Publishing). Il celebre fumettista ha raggiunto il traguardo del milione di copie vendute dei suoi libri nel 2019.

Zerocalcare dai fumetti alla serie tv in streaming

Zerocalcare è un nome ormai noto in Italia anche al di fuori del panorama fumettistico. Con una serie di successi dovuti alla pubblicazione di Graphic Novel campioni d’incassi quali La profezia dell’armadillo(2012), Kobane Calling (2015) e Dimentica il mio nome(2014) il fumetto di Zerocalcare ha scavalcato i confini del suo settore, grazie alla serie Netflix “Strappare lungo i bordi” e alla serie “Rebibbia Quarantine”, mandata in onda nel 2020 nel corso della trasmissione “Propaganda Live”.

Zerocalcare e il romanesco: un linguaggio diretto che arriva a tutti

Romani o no, siamo comunque un po’ tutti Zerocalcare. Le sue narrazioni sono universali e l’utilizzo del romanesco, ben lontano da creare distanza, permette di arrivare dritto al punto come solo il linguaggio della borgata riesce ad essere.

Zerocalcare: l’autore che rappresenta una generazione suo malgrado

Zerocalcare grazie alla sua profonda sensibilità e al suo approccio sarcastico ed autoironico è riuscito a proporre una panorama puntuale e tagliente dell’Italia del nostro tempo. I suoi racconti nascono nell’ambito “antagonista” dei centri sociali, ma riescono a parlare anche a coloro che appartengono ad altri universi. Noto per le sue avventure tragicomiche, capaci di raccontare con schiettezza ed estrema franchezza i problemi, le quotidiane vicissitudini, i malumori e le difficoltà di un’intera generazione, Zerocalcare è considerato, suo malgrado, una delle voci di riferimento non soltanto per quanto concerne l’ambito del fumetto. Zerocalcare propone infatti un punto di vista amaro e disincantato sui sogni, le speranze e le delusioni di una generazione, i cosiddetti Millennials, nati tra l’inizio degli anni ’80 e la metà degli anni ’90, passata dagli scontri del G8 di Genova alla crisi finanziaria, alla difficoltà di sbarcare il lunario e trovare un posto nel mondo.

Zerocalcare: parlare di sé per arrivare a tutti

Zerocalcare è certamente uno degli autori più famosi e interessanti della storia del fumetto italiano e ha saputo catturare un pubblico eterogeneo, sia per interessi che per età, grazie alla sua capacità di raccontare la vita di tutti i giorni, portando alla luce storie e riflessioni, riguardo alle quali è difficile rimanere indifferenti.

Zerocalcare e l’impegno politico e sociale

Zerocalcare non è solo introspezione e riferimenti generazionali, l’utimo graphic novel edito da Bao Publishing, “No Sleep Till Shengal“, propone un acuto reportage a fumetti del suo ultimo viaggio in Medio Oriente. Come lo stesso Michele dice, non è il seguito di Kobane Calling, ma si basa sullo stesso intento: raccontare “cosa succede quando si spengono i riflettori su un territorio perché all’improvviso non fa più notizia”. I reportage dei viaggi in medio oriente di Zerocalcare servono d’altra parte a far luce sui diritti e le verità calpestate per dare voce a coloro ai quali voce non viene data.

La riabilitazione del disagio a tutti i livelli proposta da Zerocalcare attraversa i riferimenti generazionali e strizza gli occhi a “quelli che non hanno trovato il loro posto nel mondo” ovvero a mezza umanità.